la tua grammatica,
esser lì a bramare
il rombo del verbo o la soffice
carne della pura vocale
nei mattini in cui inciampo
nel tuo paesaggio
di nomi implacabili.
E può darsi ch’io rimpicciolisca
quello stesso torace
in cui una volta cercavo rifugio,
che rosicchi l’inflessibile nervo
delle norme ancestrali,
che tenga il broncio,
torni immatura
ti dica ’fanculo,
arrangiati,
tanto per rompere
le simmetrie della tua famiglia
il tuo nobile DNA.
Forse un giorno
vorrò solo
di più
del tuo lascito di punti e virgole –
qualcosa di più definitivo,
di più silenzioso.
Ma anche se giro pagina
per prima,
sappi che sono
stropicciata,
sporca,
confusa,
come te,e allo stesso modo innamorata.
Arundhathi Subramaniam
Ph. Dmitry Chapala © |
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