sabato 20 aprile 2019

Joséphine Cardin











Quel corpo - Konstantinos Kavafis

Avrà sí e no ventidue anni.

Eppure sono certo che,
quasi altrettanti
anni fa,
questo stesso corpo
io l’ho goduto.

Non è affatto
esaltazione erotica.

Solo da poco
sono entrato nel caffè:
non ho avuto il tempo
di bere molto.

Lo stesso corpo io l’ho goduto.

E se non ricordo dove,
la mia amnesia che significa?

Ah, ora, ecco,
che si è seduto
al tavolo accanto
riconosco ogni mossa
che fa, e sotto i vestiti
lo rivedo nudo,
quel corpo amato.

Konstantinos Kavafis
foto Emi Anrakuji ©







Andy Warhol [1928 - 1987]













Qualcuno tornerà - Piero Ciampi

Qualcuno tornerà
per sentire la tua voce,
per dirti che la vita
è un gioco in mezzo ai prati,
che il tempo non ha fine
se vivi per qualcuno.

Qualcuno tornerà
per amarti tutti i giorni.


Piero Ciampi
ill. Gemma Anton ©


Nell'Anno del Signore - Luigi Magni

"L'unica è volesse bene. E l'ideale sarebbe pure de volesse bene in due ma, siccome questo nun ze po' pretende', accontentamose: uno vo' bene e l'artro fa compagnia."

Nell'Anno del Signore
[ Luigi Magni ]



Desideravo vederti - Giorgio Manganelli

Desideravo vederti:
desidero la fantasia dei tuoi capelli
a inaugurare grida
di libertà in ore troppo lente; la rivolta
dei tuoi polsi terrestri
che muovono inizi di bandiere,
e accusano l’indugio, la disperazione
cauta, il tempo.
Mi occorre l’urlo d’uno sguardo
ed oltre la violenza del tuo esistere
io esigo il gesto d’un tuo riso.
Giorgio Manganelli


Ph. Jimmy Marble © 

Solo la sete - Alejandra Pizarnik

Solo la sete
il silenzio
nessun incontro
attento a me amore mio
attento alla silenziosa nel deserto
alla viaggiatrice con il bicchiere vuoto
e all’ombra della sua ombra

 Alejandra Pizarnik


Ph. Corrado Dalcò © 

In te vacillo - Pablo Neruda

In te vacillo, cado
e m’alzo ardendo.
Tu tra tutti gli esseri
hai il diritto
di vedermi debole.
Pablo Neruda


Ph. Chantal Convertini © 

Ti ho sognato tanto - Robert Desnos

Ti ho tanto sognato
Ti ho tanto sognato che diventi irreale.
C'è ancora tempo per afferrare il tuo corpo vivo e baciar sulla bocca lo zampillo della voce che mi è cara?
Ti ho tanto sognato che le mie braccia avvezze a stringer la tua ombra incrociandosi sul petto, non cingerebbero il tuo corpo, forse.
E, davanti all'apparenza reale di ciò che mi angustia e mi domina da giorni e da anni , diventerei di certo un'ombra,
Oh bilance sentimentali.
Ti ho tanto sognato che certo di risvegli per me non è più tempo. Dormo in piedi, il corpo esposto a tutte le apparenze della vita e dell'amore e di te, l'unica che per me oggi conta, la fronte e le labbra meno potrei toccare di una fronte e di due labbra qualunque.
Ho tanto sognato di te, camminato , parlato, dormito con il tuo fantasma che forse non mi resta altro , e comunque, che esser fantasma tra i fantasmi e cento volte più ombra dell'ombra che passeggia e passeggerà allegramente sul quadrante solare della tua vita.

Robert Desnos


Ph. Anca Mitroi © 

Il mare dei tuoi occhi - Sophie de Mello B. Andresen

Ci sono donne che hanno
il mare negli occhi.

Non per il colore
ma per la vastità dell’anima
e portano la poesia
tra le dita e nei sorrisi
Rimangono al di là del tempo
come se mai la marea
le portasse via
dalla spiaggia dove furono felici.

Ci sono donne che hanno
il mare negli occhi.

Per la grandezza,
per l’immensità dell’anima
per il modo infinito
di abbracciare le cose e gli uomini.

Ci sono donne che sono la marea nelle sere calme.


Sophie de Mello B. Andresen
ill Solly Smook ©




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venerdì 19 aprile 2019

Kristen Hatgi [ 1984 ]















Vita - Idea Vilariño


Voglio masticare sabbia
fino a consumarmi i denti
voglio bere il mare
per rovinarmi 
lo stomaco
voglio fissare
il sole
e il vento
fino a diventare cieca.

A cosa mi servono
occhi potenti
e voglie e appetiti
che me ne faccio
della vita
vita vita
tesa ubriaca ardente
pazza vita
che me ne faccio.

Idea Vilariño
foto César Ordóñez ©



Rex e Tyra - Stefano Benni


Quando si è giovani e innamorati, si ha fretta. Rex percorreva a grandi balzi la valle pietrosa in fondo alla quale c'era la casa di Tyra. Voltandosi indietro vide le sue grandi orme perdersi in lontananza. Oh sì, ne aveva fatta di strada! Perché ti sei scelto una fidanzata di montagna, gli aveva detto il padre, non ce n' erano abbastanza quaggiù? Ma Tyra aveva qualcosa che le altre non avevano. Quel modo di guardare, di socchiudere gli occhi. E poi i suoi denti, bianchi, brillanti. Sì, Tyra era la più bella piccola che avesse mai incontrato. Valeva la pena di correre tanto per incontrarla. E poi Rex era un giovane tirannosauro robusto, non era certo un deserto di pietra a spaventarlo. Passò vicino a una pozza d'acqua. C'erano quattro tops supercorazzati e panciuti, che facevano il bagno pigramente.
-Dove vai, capoccione -ghignò uno.
-Guardalo -disse l'altro -ha una testa così grossa che se si ferma casca in avanti.
-Sei bello tu, cornuto -disse Rex, senza smettere di correre.
-Ehi, cosa ci fai nel nostro quartiere? -strillò una giovane top col becco appuntito, non male nel suo genere -Non sai che qua non vogliamo carnivori?
Rex non rispose. Meglio non accettare provocazioni. I triceratops erano lenti, ma se ti accerchiavano in sei o sette, potevano diventare pericolosi. E in effetti, quella era la loro zona. Percorse di buon passo la salita che lo portava da Tyra. Arrivò davanti a una grande caverna, nella parete a strapiombo del monte. Riprese fiato e la chiamò.
-Ehi, piccola...
Tyra uscì lentamente dalla caverna. Era ancora più bella di come la ricordava. Aveva fatto il bagno e la pelle scura brillava sotto il sole. Sorrise mostrando la formidabile dentatura.
-Ciao Rex. Allora, andiamo lassù?
-Te l'ho promesso. La cima del cratere ci aspetta.
-Non perdiamo tempo. Mio padre è a caccia, ma potrebbe tornare presto e quando torna è sempre arrabbiato. .
Si incamminarono fianco a fianco, facendo rotolare massi giù per la discesa.
-Vedi -disse Tyra -il babbo non si vuoI convincere che è vecchio. Gli scappano tutti ormai, anche i bradosauri. Due giorni fa ha provato ad attaccare un bronto e per poco non ci lascia le penne. S'è beccato una codata in faccia, ha ancora il segno. E quando torna a casa senza preda se la prende con la mamma.
-Anche il mio vecchio si arrabbia spesso - disse Rex - ma per fortuna qualche preda la cattura ancora. Purtroppo, quando si mette a raccontare le sue antiche battute di caccia, non la smette più. Allora sì che c'era selvaggina! dice. Quella del pterodattilo preso al volo l'avrò sentita venti volte.
-Brutta cosa invecchiare -sospirò Tyra.
-Già -disse Rex e con la piccola zampa anteriore cercò di cingerle la schiena, ma Tyra ridendo scappò agilmente in avanti.
Ormai erano alle pendici del cratere. La terra era più scura e calda. Incontrarono due stegosauri che si scambiavano colpi con le code chiodate per tenersi in allenamento.
-Ciao Steve, ciao Greg -salutò Tyra.
-Ehilà bella -disse Steve -vai su al cratere?
-Attenta a non scottarti -disse Greg strizzando l'occhio.
-Non capisco cosa ci trovi in quei tipi- brontolò Rex, un po' seccato. -Sono dei nanerottoli. Masticano tutto il giorno. Hanno una testa minuscola. E hanno la carne dura e piena di spine.
-Sono bravi ragazzi -disse Tyra -mica vorrai farmi una scenata di gelosia...
Cominciarono a scalare la parete del cratere. Non era molto ripida, ma il loro peso faceva franare il terreno. Rex spinse Tyra da dietro col muso. Lei finse di arrabbiarsi. Infine arrivarono in cima. Dall'interno del cratere salivano colonne di fumo e un odore acre. L'aria era grigia e rovente.
-Mi piace venire qui, ma ho anche paura -disse Tyra. -Mio nonno mi raccontava sempre che quando la Grande Pietra Volante aprì questo buco, molti di noi morirono.
-Anche mio nonno me lo raccontava -disse Rex avvicinandosi -e poi mi diede un consiglio prezioso.
-E quale? -chiese Tyra, appoggiandosi a lui.
-Disse: vedi piccolo Rex, un giorno una Pietra più grande delle altre cadrà dal cielo su questa valle, e farà un cratere enorme dalle montagne fino ai laghi. li cielo diventerà ardente come il giorno della Grande Pietra. E allora, sai che consiglio mi diede il nonno?
-Sono proprio curiosa -cinguettò Tyra.
-Mi disse: Rex, se un giorno ti trovi solo con una bella piccola, e ti vien voglia di baciarla, non esitare perché da un momento all'altro può cadere la Grande Pietra.
-E se lei non vuole? -rise Tyra.
-Dille: pensa che sfortuna, piccola, se la Grande Pietra cadesse proprio adesso non sapresti mai cos'è un bacio.
-Chi ti dice che non lo sappia?
Una luce gialla illuminò il cielo. Rex la indicò con un sorriso.
-Vedi, è un segnale. Vuoi perdere questa occasione?
-Credo di no -disse lei. Ci volle un po' di tempo, perché un bacio tra due tirannosauri non è cosa da poco. Ma quando ebbero sistemato le zanne, e le bocche si unirono, sembrò loro che la terra tremasse, e un vento caldo li sollevasse da terra.
-Accidenti che bacio -pensò lui, guardando la sabbia che mulinava e le crepe che si aprivano nel terreno.
-Oh Rex - sospirò lei, continuando a baciarlo. Anche se avessero voluto smettere non avrebbero potuto, perché si erano incastrati proprio per bene. Così, bocca nella bocca, gli occhi chiusi, non videro il grande globo giallo che si ingrandiva lassù in cielo. Sentirono il rumore di mille zampe che correvano, e di rocce che si spaccavano, ma non gli importava molto di cosa stava succedendo.
Quando si è giovani, si ha tutta la vita davanti.

[ Stefano Benni, L'ultima lacrima ]

Non innamorarti - Caitlyn Siehl

Non innamorarti
di persone come me.

Ti porterò ai musei,
parchi e monumenti
e ti bacerò
in ogni posto bellissimo,
in modo che
quando poi bacerai qualcun altro
il gusto di quei baci
sarà quello di una ferita.
Io ti distruggerò
nel modo più bello possibile.

E quando ti lascerò,
potrai finalmente capire
perché le tempeste
portano il nome delle persone.

Caitlyn Siehl
foto Marta Syrco ©


Quanti anni hai? - Gabriella D. Jana

- Quanti anni hai? -
- Ne ho trentanove. -

No, aspetta.
Cioè, sì, è corretto. Ma non solo.
Perché dovrei averne solo trentanove?
Sì trentanove, ma oggi - per esempio - me ne sento sedici, come la prima volta che qualcuno ha fatto una playlist per me. E solo ora capisco cosa significasse, negli anni '90 una playlist.
Ne ho trentasette, li ho, li sento ancora che sfrigolano, come quando davanti allo specchio mi sono resa conto che il corpo cambia e mi va bene, mi piace e lo accetto. Perché perdermi tutte le età che li hanno preceduti per fossilizzarmi in questa? Se ho avuto vent'anni una volta, perché non dovrei averli ancora? Sono lì li ho vissuti, sono da qualche parte non possono essere andati lontano. Non posso avere un'età che non ho ancora vissuto, ma quelle che ho passato sono mie di diritto, me le sono sudate; perciò ho anche vent'anni. Li ho, me li sento pieni di quell'energia fatta di incoscienza.
Ne ho dieci, sì ho dieci anni, oggi, come quando passavo le estati a bruciarmi i piedi nudi sull'asfalto mentre tutti riposavano, in quei pomeriggi dove i contorni si perdevano per il calore e la luce era così violenta da far lacrimare gli occhi.
Ieri ne avevo trentuno. Domani, chissà, avrò quindici anni e mi sentirò come la prima volta che lessi Virginia Woolf e iniziai a capire che Donna non è Casa, Cucina, Dolore nascosto.
Non sono il traguardo, non sono la fine di un percorso. Sono fiume che scorre e tutto ciò che passa o è passato è ancora qui che ribolle e ciò che sono oggi è il risultato di ciò che sono stata ieri.
Perciò quanti anni ho?
Ho ventun'anni e il dolore di lasciare la mia Terra ben scolpito sulla schiena come un tatuaggio che si irrita ogni volta che sento la parola nave.
Ho un anno, sì uno. E guardo il mondo con innocenza.
Ho tredici anni e odio i bulletti della scuola.
Ne ho quasi quaranta e nascondo i primi capelli argentati intimorita.
Ne ho la metà di quanti ne vorrei avere un giorno.
Ne ho ventisei, dodici, quattro, trentotto.
Sono un'adolescente che lotta col suo corpo.
Un'adulta che lo rispetta.
Sono la figlia di me stessa, che si cura da sola, si protegge.
Sono tutte le età che sono stata. Tutte senza distinzione alcuna.
Ogni tormento, ogni scoperta, ogni sussulto del cuore.
E non passa.
Non invecchio.
La pelle, le rughe, le ossa, forse.
Ma dentro, nel profondo, convinvono giorni, anni, decenni e si ingarbugliano, si mescolano, creando di volta in volta combinazioni nuove e inaspettate.
- Quanti anni hai? -
- Non lo so, non lo so più. Non me lo chiedere, non ci crederesti. Non ti importa veramente; se non per dirmi una frase di circostanza. Non li dimostro?
No, non li dimostro. Non li mostro, non li metto in vetrina. Li tengo stretti, li cullo e li osservo e mi aspetto da loro tanto.
Che, ancora, uno per uno mi si presentino come pulcini affamati a richiedere attenzioni. -
Quanti anni dimostro? Se mi dirai cento mi renderai felice.
Voglio camminare per il mondo sentendomi addosso tutte le età che ho vissuto, non un minuto in meno, ancora e ancora finché qualcuno o qualcosa deciderà che ne ho avuti abbastanza e allora, solo allora smetterò di guardare l'universo, sentendomi appagata e grata per ogni granello di tempo passato.
Sono la custode dei miei anni e quando voglio ne tiro fuori uno e lo indosso, per non dimenticare mai chi sono, chi sono stata, chi sarò.

Gabriella D. Jana
foto Alex Stoddard ©

Non ti muovere - Sergio Castellitto

"Ero felice, non ci si accorge mai di esserlo, Angela, e mi chiesi perché l'assimilazione di un sentimento così benevolo ci trovi sempre impreparati, sbadati, tanto che conosciamo solo la nostalgia della felicità, o la sua perenne attesa."

Non ti muovere
[ Sergio Castellitto ]

Ciao - Roberto Marini

Ciao..
Beati i tuoi capelli
Sulla tua fronte rapidi – leggeri
Vivono vicino ai tuoi pensieri
E li dicono al vento

Beato il vento
Che gioca attorno e ne solleva il velo
Scoprendoti le spalle

Beati i tuoi capelli
Tra la tua fronte
e
il cielo …

Roberto Marini 



Ph. Andrea Kiss Artist © 

Ho dato al mio primo amore - Sara Teasdale

Ho dato al mio primo amore la risata,
Ho dato al secondo lacrime,
Ho dato al mio terzo amore il silenzio
Attraverso tutti gli anni.
Il mio primo amore mi ha dato il canto,
il secondo occhi per vedere,
Ma oh, è stato il terzo amore
A dare a me la mia anima.

Sara Teasdale


Ph. Dmitry Chapala © 

L'amore ai tempi del colera - Gabriel García Márquez


"Gli sembrava così bella, così seducente, così diversa dalla gente comune, che non capiva perché nessuno rimanesse frastornato come lui al rumore ritmico dei suoi tacchi sul selciato della via, né si sconvolgessero i cuori con l'aria dei sospiri dei suoi falpalà, né impazzissero tutti d'amore al vento della sua treccia, al volo delle sue mani, all'oro del suo ridere."

L'amore ai tempi del colera
Gabriel García Vásquez
ill. Mark Demsteader ©



Desiderio - Maram al-Masri


M’infiamma il desiderio.

E brillano i miei occhi.

Sistemo la morale
nel primo cassetto che trovo,
mi muto in demonio,
e bendo gli occhi
dei miei angeli
per un bacio.

Maram al - Masri
foto Jae Storer ©



giovedì 18 aprile 2019

La misura del mondo - Azzurra D'Agostino

In matematica non sono brava.
Perdo il conto delle foglie dei rami
e per le stelle ogni volta ricomincio da capo.
Non riesco a misurare il salto delle cavallette
e non so la formula per il perimetro delle nuvole.
Il calcolo di quanta neve sia caduta mi sfugge
e anche di quanta ne possa reggere un filo d’erba.
La somma dei passi per arrivare al mare non mi riesce
e mi chiedo se per il ritorno devo fare una sottrazione.
Ho diviso il numero dei semi per i frutti
il risultato è una nuova foresta e ne avanza qualcuno.
Se moltiplico le giornate di sole per quelle di pioggia
ottengo più di sette stagioni e non so quante settimane.
La matematica mi confonde.
Come misura del mondo è strana.
Per quanti conti si facciano qualcosa non torna mai pari.
Due finestre fanno una vista? quattro muri sono una casa?
Noi siamo i nostri centimetri, chili, litri? quanto pesa un segreto?
quanto misura una risata? e l’area del cuore come si calcola?


Azzurra D’Agostino
foto Maria Pleshkova©






La più bella poesia - Mascha Kaléko

La più bella poesia?
Non l’ho mai scritta.
Dal fondo del fondo sorgeva.
L’ho zittita.


Mascha Kaléko 


Ph. Laura Zambelli ©