sabato 11 maggio 2019

Le sirene - Vinicio Capossela



Le sirene

ti parlano di te

quello che eri

come fosse per sempre

le sirene

non hanno coda ne piume

cantano solo di te

l'uomo di ieri

l'uomo che eri

a due passi dal cielo

tutta la vita davanti

tutta la vita intera

e dicono

fermati qua

Le sirene ti assalgono di notte

create dalla notte

han conservato tutti i volti

che hai amato e che

ora hanno le sirene

e non sei più solo

sanno tutto di te

e il meglio di te

è un canto di sirene

e si sente nel rimpianto

di quanto è mancato

quello che hai intravisto 

e non avrai

loro te lo danno

solo col canto

ti cantano di come 

sei venuto dal niente

e niente sarai

Le sirene 

sono una notte di birra

e non viene più l'alba

sono i fantasmi di strada

che arrivano a folate

e hanno voci di sirene

riempi le orecchie di cera

per non sentirle quando è sera

per rimanere saldo

legato all'abitudine

ma se ascolti le sirene

non tornerai a casa

perché la casa è

dove si canta di te

ascolta le sirene

non smettono il canto

nella veglia infinita cantano

tutta la tua vita

chi eri tu
chi eri tu
chi sei tu
chi eri tu
chi eri tu
chi sei tu

lemosino?

perché continuare

fino a vecchiezza

fino a stare male

e già tutto qua

fermati qua

non hai più dove andar

Le sirene non cantano il futuro

ti danno quel che è stato

ma il tempo non è gentile

e se ti fermi ad ascoltarle

ti lascerai morire

perché il canto è incessante

ed è pieno di inganni

e ti toglie la vita

mentre la sta cantando.


Vinicio Capossela
Illustrazione Andre Solea © 



Nanni Mensh













Esiste un angolo - Alessandra Racca



Esiste un angolo
della disperazione
è alla fine di una strada
in discesa
rotolano lì il tutto inutile
i non c’è niente da fare
certe volte ci vado
si sta molto bene male
ci si può rannicchiare soli
oppure in compagnia
dirsi che è tutto brutto
che non c’è alcuna via
che qualcuno dovrebbe fare
ma certo non sono io
prendere a male parole
il destino, il mondo e anche dio

Esiste un angolo di sconforto
che ognuno conosce bene
si sta lì a piangere
si fanno grandi le proprie pene
si sta comodamente scomodi
ci si lamenta splendidamente
qualcuno ne fa il luogo
dove abitare costantemente
un’isola isolata
senza via d’uscita
oppure un giorno andar via
con enorme fatica
spingere i remi fuori dalla barca
fare la salita.

Alessandra Racca
foto Sam Haskins ©



Pausa - Antonia Pozzi

Mi pareva che questa giornata
senza te
dovesse essere inquieta,
oscura. Invece è colma
di una strana dolcezza, che s’allarga
attraverso le ore –
forse com’è la terra
dopo uno scroscio,
che resta sola nel silenzio a bersi
l’acqua caduta
e a poco a poco
nelle più fonde vene se ne sente
penetrata.
La gioia che ieri fu angoscia,
tempesta –
ora ritorna a brevi
tonfi nel cuore,
come un mare placato:
al mite sole riapparso brillano,
candidi doni,
le conchiglie che l’onda
lasciò sul lido.

Antonia Pozzi 

Ph. Martina Bertacchi © 

Anche quando ti vedevo - Christian Bobin

Di solito diamo delle cose a coloro che amiamo.

Parole, riposo, piacere.

Tu mi hai dato la più preziosa di tutte: la mancanza.

Mi era impossibile fare a meno di te:

anche quando ti vedevo,

continuavi a mancarmi.

 Christian Bobin



Ph. Marco Michieletto © 

Il vento ci porterà via - Forugh Farrokhzad

Nella mia fuggente notte, ahimè!

Il vento dà udienza alle foglie degli alberi.

Nella mia fuggente notte incombe l’angoscia della desolazione.
Ascolta,

Odi il respiro delle tenebre?

A questa esultanza io mi sento aliena,

La disperazione mi è propria.

Ascolta,

Odi il respiro delle tenebre?
Ora, nella notte, qualcosa accade.

Infuocata e inquieta è la luna

E su questo tetto, che, ogni istante, rischia di crollare,

Le nuvole, come un corteo funebre,

Sembrano in attesa del momento di piovere.
Un momento

E poi, nulla.

Dietro questa finestra sta palpitando la notte

E la terra

Sta arrestando il suo moto.

Dietro questa finestra uno sconosciuto

È in trepidazione per me e per te.
Oh, mio tutto virente!

Rimetti le tue mani, come un cocente ricordo,

Nelle mie mani innamorate.

Sciogli le tue labbra, come una vibrante sensazione di vita,

Alle lusinghe delle mie labbra innamorate.

Il vento ci porterà via.

Il vento ci porterà via.

Forugh Farrokhzad 


Ph. Gilles Berquet © 



Dal cassetto - Costantino Kavafis


Volevo appenderla a un muro della stanza.

Ma l’umidità del cassetto l’ha guastata.

Non la metto in un quadro questa foto.

Dovevo conservarla con più cura.

Queste le labbra, questo il viso –
ah, per un giorno solo, per un’ora
solo tornasse quel passato.

Non la metto in un quadro questa foto.

Mi fa soffrire vederla così guasta.

Del resto, se anche non fosse guasta,
che fastidio badare a non tradirmi –
una parola o il tono della voce –
se mai qualcuno mi chiedesse chi era.


Costantino Kavafis 


Ph. Alessio Albi ©

venerdì 10 maggio 2019

Il postino suona sempre due volte - Bob Rafelson


"Ti amo, Cora. Ma l'amore, quand'è mescolato alla paura, non è più amore. E’ odio".

Il postino suona sempre due volte
[ Bob Rafelson ]



Il famoso sentimento - Mascha Kaléko



Quando morii per la prima volta
mi ricordo ancora come fu.
Morii del tutto per me e tranquilla.
È stato ad Amburgo, in aprile,
e avevo diciotto anni.

Quando morii per la seconda volta,
morire mi fece così male.
Molto poco ti ho potuto lasciare:
il mio cuore palpitante
davanti alla tua porta,
le orme rosse sulla neve.

Ma quando morii per la terza volta,
non mi fece più così male.
Familiare come il letto e il pane,
il vestito e la scarpa mi era la morte.

Ora non muoio più.


Mascha Kaléko
foto Mariska Carto ©



Non è necessario - Josif Brodskij

Non è necessario
che tu mi ascolti,
non è importante
che tu senta le mie parole,
no, non è importante.

Sono io che entro
nel tuo silenzio.

Josif Brodskij
Ill. Jaya Suberg


Distanza - Ivan Talarico


Resta ferma come il mare senza onde,
il sole sbiadisce, la luna nasconde.
Non ti vedrò mai più
e non per un problema di vista,
ma di stanza.

La tua, di stanza,
ha una finestra a strapiombo sul vuoto,
la mia distanza
la percorro contromano in moto.

Mi raggiungo
e non ti noto,
sei ancora ferma
ad ammirare incantata
la tua, di stanza,
dal vuoto.



Ivan Talarico 
foto Valentin Van der Meulen ©



Eric Antoine [ 1974 ]















Antico inverno - Salvatore Quasimodo

Desiderio delle tue mani chiare
nella penombra della fiamma:
sapevano di rovere e di rose;
di morte. Antico inverno.
Cercavano il miglio gli uccelli
ed erano subito di neve;
così le parole.
Un po' di sole, una raggera d'angelo,
e poi la nebbia; e gli alberi,
e noi fatti d'aria al mattino.
Salvatore Quasimodo


Ph. Anca Mitroi © 

Convegno - Boris Pasternàk

La neve riempe le strade, 
s'ammucchia sui tetti spioventi.
Uscendo a sgranchirmi le gambe,
io ti vedrò dalla porta:

sola nel paltò, autunnale,
senza cappello e calosce,
che lotti col tuo turbamento
e mordi la neve alle labbra.

Gli alberi con gli steccati
s'allontanano nel buio.
Solo, sotto la nevicata,
là, all'angolo stai tu.

Dalla treccia ti scivola l'acqua
sulle maniche, dentro il risvolto.
E tra i capelli ti luccicano
goccioline di rugiada.

E c'è una ciocca bionda
che t'illumina il viso,
il fichu e la figura
e quel tuo paltoncino.

Neve acquosa sulle tue ciglia,
angoscia dentro i tuoi occhi,
e tutto il tuo aspetto è composto
come in un unico blocco.

Quasi che con un ferro
intinto nell'antimonio
t'avessero tracciata
a tratto sul mio cuore.

E lì, per sempre s'è incisa
la dolcezza di quelle linee,
ed ecco che non m'importa
che il mondo abbia un cuore di pietra.

Ed è così che si sdoppia
tutta questa notte di neve
e io non so tracciare un segno
di confine tra te e me.

Perché, chi siamo e di dove,
noi due già morti al mondo,
quando son solo le chiacchiere
quel che resta di questi anni?


Boris Pasternàk


Ph. Anna O. Photography © 

Strana - Ada Negri

Treman le foglie con brivido lento:
Al bosco verde che bisbiglia e posa
Narra una storia il vento.
E comincia così: C'era una volta....
E, trepidando all'alitante spiro,
Il bosco verde ascolta.
*

Era un'errante e fervida gitana:
Avea la bocca rossa e fulvo il crine,
E si chiamava: Strana.
Un giorno amò.—Fu spasmo e fu dolcezza,
Fu sorriso e delirio, ombra e splendore
Di quell'amor l'ebbrezza.
Un altro giorno attese, ed ei non venne.
Attese a lungo, palpitante e muta.
Non venne più.... non venne.
Ed essa allor, chinando il volto assorto,
Disse: A che serve trascinar la vita,
Quando l'amore è morto?
.... Un alito passò tra fronda e fronda.
D'infinito riposo a lei parlava
L'acqua limpida e fonda;
D'oblìo parlava!... E su come lamento
Un susurro venìa: Tutto si spegne
Quando l'amore è spento.—
.... La moritura si drizzò fremendo,
Col teso pugno un'adorata, infida
Larva maledicendo;
Poi com'ebra slanciossi. E su l'effuse
Chiome, e sul niveo corpo disfiorato
La fredda onda si chiuse.
*

Narra il vento così. La notte densa
Cala, cinta di nubi, a la foresta,
Che abbrividendo pensa.
Ed ecco, a poco a poco il vento sale,
Punge, penètra, sibila, travolge,
Fiero scotendo l'ale.
Ed è voce di pianto alta e suprema,
Ed è lungo e gemente urlo d'angoscia,
E la foresta trema.
Son palpiti di fronde e son sussulti.
Parole d'ira sibilate a volo,
Aneliti, singulti....
Squallida e nuda, ad un ricordo avvinta,
Via per la selva turbinando gira
L'anima d'un'estinta;
E par che gema tra le foglie attorte;
No, non v'è pace!... Amor che avvampa in vita
Spasima nella morte.

Ada Negri


Ph. Giulia Savarelli © 

Mulholland drive - David Lynch



"Devo dire che in questo posto vanno tutti piuttosto d'accordo con me, altrimenti non sarebbero qui".

Mulholland Drive
[ David Lynch ]