s'ammucchia sui tetti spioventi.
Uscendo a sgranchirmi le gambe,
io ti vedrò dalla porta:
sola nel paltò, autunnale,
senza cappello e calosce,
che lotti col tuo turbamento
e mordi la neve alle labbra.
Gli alberi con gli steccati
s'allontanano nel buio.
Solo, sotto la nevicata,
là, all'angolo stai tu.
Dalla treccia ti scivola l'acqua
sulle maniche, dentro il risvolto.
E tra i capelli ti luccicano
goccioline di rugiada.
E c'è una ciocca bionda
che t'illumina il viso,
il fichu e la figura
e quel tuo paltoncino.
Neve acquosa sulle tue ciglia,
angoscia dentro i tuoi occhi,
e tutto il tuo aspetto è composto
come in un unico blocco.
Quasi che con un ferro
intinto nell'antimonio
t'avessero tracciata
a tratto sul mio cuore.
E lì, per sempre s'è incisa
la dolcezza di quelle linee,
ed ecco che non m'importa
che il mondo abbia un cuore di pietra.
Ed è così che si sdoppia
tutta questa notte di neve
e io non so tracciare un segno
di confine tra te e me.
Perché, chi siamo e di dove,
noi due già morti al mondo,
quando son solo le chiacchiere
quel che resta di questi anni?
Boris Pasternàk
Ph. Anna O. Photography © |
Nessun commento:
Posta un commento