venerdì 19 aprile 2019

Rex e Tyra - Stefano Benni


Quando si è giovani e innamorati, si ha fretta. Rex percorreva a grandi balzi la valle pietrosa in fondo alla quale c'era la casa di Tyra. Voltandosi indietro vide le sue grandi orme perdersi in lontananza. Oh sì, ne aveva fatta di strada! Perché ti sei scelto una fidanzata di montagna, gli aveva detto il padre, non ce n' erano abbastanza quaggiù? Ma Tyra aveva qualcosa che le altre non avevano. Quel modo di guardare, di socchiudere gli occhi. E poi i suoi denti, bianchi, brillanti. Sì, Tyra era la più bella piccola che avesse mai incontrato. Valeva la pena di correre tanto per incontrarla. E poi Rex era un giovane tirannosauro robusto, non era certo un deserto di pietra a spaventarlo. Passò vicino a una pozza d'acqua. C'erano quattro tops supercorazzati e panciuti, che facevano il bagno pigramente.
-Dove vai, capoccione -ghignò uno.
-Guardalo -disse l'altro -ha una testa così grossa che se si ferma casca in avanti.
-Sei bello tu, cornuto -disse Rex, senza smettere di correre.
-Ehi, cosa ci fai nel nostro quartiere? -strillò una giovane top col becco appuntito, non male nel suo genere -Non sai che qua non vogliamo carnivori?
Rex non rispose. Meglio non accettare provocazioni. I triceratops erano lenti, ma se ti accerchiavano in sei o sette, potevano diventare pericolosi. E in effetti, quella era la loro zona. Percorse di buon passo la salita che lo portava da Tyra. Arrivò davanti a una grande caverna, nella parete a strapiombo del monte. Riprese fiato e la chiamò.
-Ehi, piccola...
Tyra uscì lentamente dalla caverna. Era ancora più bella di come la ricordava. Aveva fatto il bagno e la pelle scura brillava sotto il sole. Sorrise mostrando la formidabile dentatura.
-Ciao Rex. Allora, andiamo lassù?
-Te l'ho promesso. La cima del cratere ci aspetta.
-Non perdiamo tempo. Mio padre è a caccia, ma potrebbe tornare presto e quando torna è sempre arrabbiato. .
Si incamminarono fianco a fianco, facendo rotolare massi giù per la discesa.
-Vedi -disse Tyra -il babbo non si vuoI convincere che è vecchio. Gli scappano tutti ormai, anche i bradosauri. Due giorni fa ha provato ad attaccare un bronto e per poco non ci lascia le penne. S'è beccato una codata in faccia, ha ancora il segno. E quando torna a casa senza preda se la prende con la mamma.
-Anche il mio vecchio si arrabbia spesso - disse Rex - ma per fortuna qualche preda la cattura ancora. Purtroppo, quando si mette a raccontare le sue antiche battute di caccia, non la smette più. Allora sì che c'era selvaggina! dice. Quella del pterodattilo preso al volo l'avrò sentita venti volte.
-Brutta cosa invecchiare -sospirò Tyra.
-Già -disse Rex e con la piccola zampa anteriore cercò di cingerle la schiena, ma Tyra ridendo scappò agilmente in avanti.
Ormai erano alle pendici del cratere. La terra era più scura e calda. Incontrarono due stegosauri che si scambiavano colpi con le code chiodate per tenersi in allenamento.
-Ciao Steve, ciao Greg -salutò Tyra.
-Ehilà bella -disse Steve -vai su al cratere?
-Attenta a non scottarti -disse Greg strizzando l'occhio.
-Non capisco cosa ci trovi in quei tipi- brontolò Rex, un po' seccato. -Sono dei nanerottoli. Masticano tutto il giorno. Hanno una testa minuscola. E hanno la carne dura e piena di spine.
-Sono bravi ragazzi -disse Tyra -mica vorrai farmi una scenata di gelosia...
Cominciarono a scalare la parete del cratere. Non era molto ripida, ma il loro peso faceva franare il terreno. Rex spinse Tyra da dietro col muso. Lei finse di arrabbiarsi. Infine arrivarono in cima. Dall'interno del cratere salivano colonne di fumo e un odore acre. L'aria era grigia e rovente.
-Mi piace venire qui, ma ho anche paura -disse Tyra. -Mio nonno mi raccontava sempre che quando la Grande Pietra Volante aprì questo buco, molti di noi morirono.
-Anche mio nonno me lo raccontava -disse Rex avvicinandosi -e poi mi diede un consiglio prezioso.
-E quale? -chiese Tyra, appoggiandosi a lui.
-Disse: vedi piccolo Rex, un giorno una Pietra più grande delle altre cadrà dal cielo su questa valle, e farà un cratere enorme dalle montagne fino ai laghi. li cielo diventerà ardente come il giorno della Grande Pietra. E allora, sai che consiglio mi diede il nonno?
-Sono proprio curiosa -cinguettò Tyra.
-Mi disse: Rex, se un giorno ti trovi solo con una bella piccola, e ti vien voglia di baciarla, non esitare perché da un momento all'altro può cadere la Grande Pietra.
-E se lei non vuole? -rise Tyra.
-Dille: pensa che sfortuna, piccola, se la Grande Pietra cadesse proprio adesso non sapresti mai cos'è un bacio.
-Chi ti dice che non lo sappia?
Una luce gialla illuminò il cielo. Rex la indicò con un sorriso.
-Vedi, è un segnale. Vuoi perdere questa occasione?
-Credo di no -disse lei. Ci volle un po' di tempo, perché un bacio tra due tirannosauri non è cosa da poco. Ma quando ebbero sistemato le zanne, e le bocche si unirono, sembrò loro che la terra tremasse, e un vento caldo li sollevasse da terra.
-Accidenti che bacio -pensò lui, guardando la sabbia che mulinava e le crepe che si aprivano nel terreno.
-Oh Rex - sospirò lei, continuando a baciarlo. Anche se avessero voluto smettere non avrebbero potuto, perché si erano incastrati proprio per bene. Così, bocca nella bocca, gli occhi chiusi, non videro il grande globo giallo che si ingrandiva lassù in cielo. Sentirono il rumore di mille zampe che correvano, e di rocce che si spaccavano, ma non gli importava molto di cosa stava succedendo.
Quando si è giovani, si ha tutta la vita davanti.

[ Stefano Benni, L'ultima lacrima ]

Nessun commento:

Posta un commento